Come rispondere a una lettera di richiamo che hai ricevuto? Niente panico. Segui questi consigli dell’Avvocato del Lavoro Paolo Pedretti di Brescia, per affrontare al meglio la situazione e per non rischiare di perdere il posto di lavoro.
Arrivare ripetutamente in ritardo, utilizzare strumenti aziendali a scopo personale, assentarsi in orario di lavoro senza avvertire… sono alcune condotte ritenute inadeguate sul posto di lavoro. Magari hai ricevuto una lettera di richiamo proprio in seguito a uno di questi comportamenti negligenti. Che fare adesso? Ci sono diversi modi per rispondere e per difendersi.
Il “potere” del datore di lavoro
È bene ricordare che il lavoratore dipendente (lo dice il nome stesso…) è subordinato al potere direttivo del datore di lavoro.
Oltre al datore di lavoro, gli obblighi del lavoratore sono stabiliti dalla legge e dal contratto collettivo nazionale di lavoro applicato al rapporto di lavoro. I principali:
- il lavoratore deve agire sotto la direzione e collaborando con il datore di lavoro
- al lavoratore è richiesto di svolgere il proprio lavoro con diligenza
- il lavoratore non deve non trattare affari in concorrenza con l’azienda
- è richiesto inoltre al lavoratore di non divulgare informazioni riservate
Le istruzioni e le direttive possono essere comunicate al dipendente in forma orale, mentre le regole generali e più complesse (quali regolamento e policy aziendali, o codici di condotta, direttive per e-mail e intranet) sono trasmesse perlopiù in forma scritta.
Quali comportamenti sono considerati “negligenti” e quindi soggetti a possibili richiami disciplinari sul posto di lavoro?
I comportamenti che possono portare a richiamo disciplinare, è bene che tu lo sappia, sono piuttosto circoscritti.
- Tra questi c’è sicuramente una continuativa abitudine a presentarsi in ritardo in ufficio. Se continui ad arrivare al lavoro con un 40-45 minuti di ritardo rispetto all’ora di entrata stabilita dal contratto, sappi che stai rischiano una sanzione disciplinare.
- Altro motivo che può portare al richiamo è la mancata puntualità nella presentazione di certificati per assenze sul posto di lavoro.
- Tra i motivi che possono portare a un richiamo disciplinare c’è anche l’utilizzo indiscriminato per fini personali delle risorse dell’azienda. Esempio classico, è quello di usare fotocopiatrice e fogli dell’azienda per stampare documenti personali.
- In ultimo, anche il fatto di utilizzare linea internet dell’ufficio per collegarsi su siti e social personali può essere motivo per richiamo disciplinare. È un comportamento piuttosto recente che ha portato anche conseguenze estreme, come il licenziamento.
Ricordiamo poi che sono soggetti a richiamo anche questi comportamenti (anche se – facciamo presente – non c’è una lista precisa di comportamenti considerati come soggetti sicuramente a sanzioni):
- non svolgere, o svolgere l’attività lavorativa con trascuratezza
- dichiarare falsamente la propria presenza sul lavoro
- rubare i beni dell’azienda
- danneggiare i beni aziendali
- alzare la voce contro i colleghi o superiori
- istigare o prendere parte a zuffe sul luogo di lavoro
Come viene adottato un provvedimento disciplinare
Lo Statuto dei Lavoratori (Legge 20 maggio 1970, n. 300) stabilisce che chi presta la propria opera professionale ha alcuni obblighi da rispettare verso l’azienda. L’inadempienza di questi doveri può portare a un provvedimento disciplinare da parte del datore di lavoro.
Sempre secondo lo Statuto, il provvedimento deve seguire un iter ben preciso. Tutto parte dalla lettera di contestazione, nella quale sono contenute le violazioni presunte che il tuo datore di lavoro ti attribuisce.
La presentazione delle violazioni non può essere sommaria o approssimativa, ma deve essere corredata da informazioni precise, tra le quali:
- violazione attribuita
- data della violazione
- luogo della violazione
Tutte queste informazioni vanno integrate con tempi e modalità che permetteranno all’accusato di difendersi. Questa difesa deve essere organizzata in 5 giorni e la comunicazione delle memorie della difesa avviene in forma scritta, ferma la possibilità per il lavoratore di chiedere di essere sentito dal datore di lavoro. Successivamente alla scadenza dei 5 giorni il datore assume il proprio provvedimento, ossia emette la sanzione oppure accoglie le giustificazioni del lavoratore ed archivia la procedura.
Ma effettivamente, come ci si difende da un richiamo disciplinare?
Come rispondere a una lettera di richiamo? Guarda un fac-simile
Come abbiamo visto, Il dipendente ha 5 giorni di tempo per preparare la sua difesa e può farlo con una lettera, oppure fissando un appuntamento per un colloquio. Verba volant, scripta manent: riteniamo che la risposta in forma scritta sia preferibile.
L’oggetto della lettera o del colloquio sono i comportamenti dell’impiegato ritenuti inadeguati da parte del datore di lavoro.
Nella lettera di risposta dovrai indicare tutti i motivi – se ce ne sono – del perché hai assunto determinati comportamenti. Dopodiché potrai proseguire porgendo le tue scuse, oppure negando le negligenze a te attribuite, con la possibilità di poter chiedere aiuto a un avvocato del lavoro o a un rappresentante del tuo sindacato.
Scarica un fac-simile di risposta a una lettera di richiamo
Come rispondere a una lettera di richiamo: quali sono le strade per risolvere la questione
Cosa succede dopo le tue giustificazioni? Ci sono due possibilità:
- il datore di lavoro accetta le tue giustificazioni o le tue scuse
- il datore di lavoro irroga le sanzioni prospettate nella lettera di richiamo
Nel secondo caso il datore di lavoro comunica comunicare, sempre tramite lettera, le sanzioni. Tuttavia, può anche scegliere di accogliere le giustificazioni del lavoratore. In quest’ultimo caso non c’è alcuna necessità di risposta scritta.
La legge non prevede un termine massimo entro cui il datore di lavoro può adottare la propria sanzione: spesso peraltro i contratti collettivi prevedono il termine di 10 / 15 giorni dalla ricezione della lettera con le giustificazioni: decorso tale termine, se non succede nulla, significa che il datore di lavoro ha deciso di non applicare alcuna sanzione.
Come rispondere a una lettera di richiamo: quali sanzioni disciplinari sono previste?
Le sanzioni disciplinari, che hanno lo scopo di dissuadere il dipendente dal tenere in futuro comportamenti non consentiti, sono in ogni caso regolate dalla legge, che stabilisce siano proporzionali alla gravità dell’infrazione commessa.
Le sanzioni previste dalla legge – andiamo dalla più lieve alla più grave – sono queste:
- un rimprovero verbale da parte del datore di lavoro
- per iscritto, un rimprovero da parte del datore di lavoro
- una multa: vengono trattenute dalla busta paga fino a 5 ore della retribuzione
- una sospensione del dipendente dal lavoro – e dalla retribuzione – fino a un massimo di 10 giorni
- il licenziamento per giustificato motivo soggettivo – con preavviso (o indennità sostitutiva del preavviso)
- infine, il licenziamento per giusta causa: dal momento che è stato commesso un fatto grave, il dipendente non ha diritto al preavviso (o all’indennità sostitutiva del preavviso)
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