Licenziamento per giusta causa a Brescia. I comportamenti che portano alla perdita immediata del lavoro

Licenziamento per giusta causa a Brescia. Per licenziare “in tronco” un dipendente, il datore di lavoro deve trovare motivazioni riconducibili a comportamenti gravi da parte del lavoratore, tanto da ledere irreparabilmente il rapporto di fiducia. Ora, quali sono i motivi di giusta causa per licenziare? L’Avvocato del Lavoro Paolo Pedretti di Brescia risponde.

Licenziamento per giusta causa a Brescia

Tutti speriamo di non trovarci nella condizione di essere licenziati per giusta causa, perché ciò vorrebbe dire che l’abbiamo combinata grossa e non avremo neanche diritto al periodo di preavviso. Il licenziamento cosiddetto “per giusta causa” è infatti legato al comportamento del dipendente che viola i propri doveri: previsti dalla legge, dal contratto collettivo e dal contratto individuale di lavoro.

Ma facciamo un passo indietro, e vediamo quali sono le ragioni che portano un datore di lavoro a licenziare un dipendente.

Quali sono le cause che comportano la perdita del posto di lavoro?

Può essere per motivi disciplinari, causati cioè da gravi comportamenti del dipendente che ledono il rapporto di collaborazione, fedeltà e subordinazione con l’azienda (il cd. licenziamento per giusta causa), oppure per ragioni legate all’organizzazione dell’azienda o al suo andamento economico, che rendono necessari per esempio una ridistribuzione delle mansioni o un ridimensionamento del personale (il cd. licenziamento per giustificato motivo oggettivo).

Il licenziamento disciplinare si articola a sua volta in due tipologie:

  • il licenziamento per giusta causa, ossia per le condotte più gravi che compromettono irrimediabilmente il rapporto e non permettono la prosecuzione del rapporto lavorativo neanche di un solo giorno. Si parla in questo caso di licenziamento “in tronco”, senza cioè preavviso;
  • il licenziamento per giustificato motivo soggettivo, per le condotte comunque inammissibili ma meno gravi, che determinano sì il licenziamento, ma con il periodo di preavviso.

In questo articolo parleremo solo del licenziamento per giusta causa, esaminando le casistiche e le motivazioni che spingono il datore di lavoro a recedere immediatamente dal contratto di lavoro.

Licenziamento per giusta causa: cosa dice la normativa

L’art. 2119 del Codice Civile stabilisce che “ciascuno dei contraenti può recedere dal contratto prima della scadenza del termine […] se il contratto è a tempo indeterminato, qualora si verifichi una causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto”.

Secondo il codice civile la giusta causa di licenziamento si verifica quindi quando la mancanza del dipendente è così grave ed irrecuperabile che mina alla base il rapporto di lavoro, in particolare dell’elemento della fiducia che deve sussistere tra le due parti. Inoltre, il comportamento del dipendente è di una gravità tale che qualsiasi altra sanzione risulterebbe insufficiente a tutelare gli interessi del datore di lavoro.

Fin qui ok, ma quali sono i comportamenti così gravi che determinano l’interruzione immediata del rapporto di lavoro? Esiste una casistica stabilita dalla legge?

Licenziamento per giusta causa a Brescia. Alcuni comportamenti tipici che portano al licenziamento in tronco

Va detto innanzitutto che un elenco dei comportamenti che determinano necessariamente un licenziamento immediato, scolpito sulle tavole della legge, non esiste. A parte la già vista “causa che non consenta la prosecuzione, anche provvisoria, del rapporto” del Codice Civile, la normativa non dà indicazioni.

Non esiste una lista di comportamenti scorretti che causano la giusta causa di licenziamento. Ne consegue che, di volta in volta bisogna valutare se la mancanza del dipendente sia tale da ledere irreparabilmente il vincolo fiduciario con il datore di lavoro.

A stabilire quali sono le condotte che determinano un licenziamento per giusta causa può essere il contratto collettivo nazionale, ma l’elenco non è mai esaustivo, ma soltanto esemplificativo. Esistono certamente una serie di parametri di cui tener conto, come il danno all’azienda, pecuniario o anche d’immagine, l’intenzionalità della condotta e le circostanze che hanno determinato la condotta illecita. Ancora, le mansioni del lavoratore: maggiormente il dipendente si trova al vertice dell’organizzazione aziendale (ad esempio, il dirigente), più il comportamento scorretto è giudicato severamente.

Chi valuta la gravità della violazione disciplinare del dipendente è quindi, di volta in volta, il giudice, che stabilirà se la condotta assunta dal lavoratore potrà determinare, o meno, un licenziamento per giusta causa. Per delimitare i confini della giusta causa che porterà al licenziamento, bisogna considerare allora la giurisprudenza della Cassazione.

In base alle principali pronunce della Suprema Corte, vediamo le cause più comuni che portano il datore di lavoro a licenziare in tronco un dipendente. Ricordiamo comunque che ogni caso deve essere valutato in base alle circostanze in cui è avvenuto.

1.   Violazione dell’obbligo di fedeltà da parte del lavoratore

Se il dipendente svolge attività in concorrenza con il proprio datore di lavoro oppure divulga informazioni tali da recare danno all’impresa, o, ancora, rivela segreti aziendali/commerciali a un concorrente sicuramente potrà essere irrogato un licenziamento per giusta causa.

2.   Rifiuto di svolgere il proprio lavoro

Se il lavoratore si rifiuta di svolgere il proprio lavoro o le mansioni che gli sono state assegnate e non dà giustificazioni del suo comportamento, questo sarà motivo di licenziamento disciplinare. Anche l’abbandono ingiustificato del posto di lavoro, se tale da arrecare danno all’azienda – pensiamo ad esempio un addetto al servizio di sorveglianza – può essere causa di licenziamento per giusta causa.

3.   Condotte extralavorative

Il dipendente, anche fuori dall’attività lavorativa, non deve compiere azioni che possano danneggiare gli interessi morali, materiali, o l’immagine dell’azienda. Per esempio, un conducente di autobus che fuori dal lavoro fa uso di sostanze stupefacenti, risultando positivo ai test antidroga, rischia sicuramente un provvedimento disciplinare. In questa categoria rientrano anche i reati commessi fuori dal lavoro, ma che hanno rilevanza disciplinare e, se gravi, determinano il licenziamento per giusta causa.

4.   Atti di insubordinazione

Il lavoratore dipendente, in presenza di un giustificato motivo, può ovviamente criticare in termini civili il proprio datore di lavoro. Attenzione però, il dipendente dovrà evitare offese, imprecazioni o minacce, diversamente il suo atteggiamento potrà determinare la violazione dell’obbligo di fedeltà e quindi il licenziamento. Anche l’insubordinazione con i capi o colleghi può essere causa di licenziamento.

5.   Furto di beni o documenti aziendali

Secondo le sentenze della Cassazione, non solo la sottrazione di beni aziendali, ma anche il furto di documenti aziendali è motivo di licenziamento per giusta causa. Se per esempio trasferisci dei file aziendali con i nomi di clienti o i progetti alla tua email privata, il rischio che corri è molto grosso e potrebbe costarti il posto di lavoro!

Altri esempi di licenziamento per giusta causa

Ricordiamo altri comportamenti che si possono configurare come giusta causa di licenziamento, facendo presente altresì che le condotte deprecabili possono essere non solo intenzionali, ma anche colpose:

  • uso scorretto dei giorni di permesso ex Legge 104/92;
  • falsa malattia e falso infortunio;
  • assenza reiterata e ingiustificata alla visita fiscale;
  • uso di beni aziendali per motivi personali (es, i buoni benzina per una gita domenicale);
  • utilizzo del periodo di congedo parentale per svolgere altre attività lavorative;
  • assunzione di stupefacenti o spaccio di droga nell’ambiente di lavoro;
  • falsificazione della timbratura del badge o del cartellino.

Attenzione: l’unica forma per comunicare il licenziamento è quella scritta, come stabilisce l’art.2119 del Codice Civile. Se il datore di lavoro comunica la volontà di licenziare un dipendente solo oralmente, il licenziamento non sarà da considerarsi valido.

Domande e risposte

Con il licenziamento per giusta causa ho diritto al periodo di preavviso?

La risposta è no. Come abbiamo visto, il licenziamento per giusta causa non ha il periodo di preavviso, proprio perché il motivo che l’ha fatto scaturire non permette la prosecuzione, neanche provvisoria, del rapporto di lavoro (si veda il sopra citato Art 2119 del Cod. Civ.).

Questa sua caratteristica – il licenziamento appunto in tronco – distingue il licenziamento per giusta causa dal licenziamento per giustificato motivo soggettivo, il quale, configurandosi come inadempienza meno grave dell’obbligo contrattuale, prevede invece il periodo di preavviso o l’indennità di mancato preavviso.

Sono stato licenziato per giusta causa: ho diritto all’indennità di disoccupazione – Naspi?

 La risposta è . La Naspi – l’indennità di disoccupazione introdotta per tutti gli episodi di disoccupazione involontaria a partire dal 1° maggio 2015 – presuppone infatti che lo stato di disoccupazione sia involontario, rientrando in questa categoria anche il licenziamento per giusta causa.

Altri requisiti indefettibili che l’ex lavoratore dovrà verificare sono contributivi – ovvero aver versato all’Inps almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni che precedono la cessazione del rapporto di lavoro – e lavorativi – ossia aver lavorato almeno 30 giornate nei 12 mesi che precedono lo stato di disoccupazione.

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